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Per Aspera Ad Veritatem n.27
Le minacce alla sicurezza ambientale globale

José Gabriel PAZ


Cos’è la sicurezza ambientale?

Per secoli le nazioni hanno identificato e limitato le minacce alla sicurezza esclusivamente ai conflitti politici e militari provenienti da altre potenze, coerentemente a tale criterio, la gestione della sicurezza e della difesa tradizionali si sono orientate nel corso degli anni quasi esclusivamente a proteggere lo Stato dagli altri Stati.
A partire dalla fine della guerra fredda, compare un nuovo sistema di relazioni internazionali che privilegia la risoluzione delle dispute internazionali mediante l’incontro piuttosto che mediante la costrizione. Gli Stati hanno visto diminuiti i propri caratteri distintivi di sovranità e di autodeterminazione, pertanto le esigenze di sicurezza statale non si orientano più, in via prioritaria, alla protezione della sovranità, indubbiamente dinanzi alla diversificazione delle minacce deve essere ampliato lo spettro d’azione e devono essere affrontate le nuove dimensioni del problema della sicurezza.
Il Generale francese Eric de la Maisonneuve (1) esprime preoccupazione sulle modalità con cui affrontare le nuove sfide alla sicurezza nel mondo attuale, dicendo “... l’umanità e la comunità internazionale si trovano dinanzi ad una semplice alternativa: lasciare che la globalizzazione produca i suoi effetti negativi e sfavorevoli, sconvolga il vecchio ordine e provochi molteplici conflitti che i mezzi di difesa nazionale saranno evidentemente incapaci di dominare. Oppure cercare di comprendere e prendere parte alla mondializzazione, canalizzando immediatamente e congiuntamente gli effetti ritenuti maggiormente nocivi al fine di organizzare e distribuire meglio le iniziative rivolte alla sicurezza…”.
In molti casi le nuove minacce alla sicurezza sono stati di tale gravità da alterare seriamente la stabilità degli Stati e inducono a riflettere sul valore attuale dei concetti classici di sicurezza e di difesa nella misura in cui non corrispondono a tali nuove realtà.
A partire dagli anni ’70, si osserva una tendenza ad ampliare il concetto di sicurezza, come conseguenza della crisi petrolifera comincia a svilupparsi il concetto di sicurezza economica. Più tardi, con l’avvento degli incidenti nucleari e la frequente apparizione dei disastri ambientali, si è avvertita la necessità di estendere l’ambito della sicurezza a tali fenomeni, creando il concetto di sicurezza ambientale.
Più recentemente, Gregory D. Foster e Louise B. Wise (2) hanno ritenuto le minacce alla sicurezza ambientale come “… quelle condizioni di penuria e di degrado ambientale indotte dal deterioramento delle risorse naturali che direttamente o indirettamente pongono in pericolo la sicurezza…” … e che devono essere segnalate… “…per il contributo offerto alla turbativa sociale, alla violenza collettiva, ai conflitti interstatali o alla destabilizzazione, in qualsiasi luogo del mondo interessi strategici importanti siano in gioco…”.
Attualmente – in ambito internazionale – la sicurezza ambientale inizia ad occupare uno spazio di rilievo, rispondendo all’imperiosa necessità di articolare politiche economiche e concernenti l’habitat nella sua accezione più ampia a livello internazionale, atteso che il danno ambientale viene considerato una seria minaccia alla sicurezza delle nazioni e all’ordine internazionale, concernente gli interessi vitali degli Stati e le relative prospettive future. L’Organizzazione degli Stati americani ha stimato che la minaccia alla sicurezza dell’emisfero antartico non solo assume forma analoga al rischio provocato da un’aggressione o da un conflitto armato, ma si rende pericolosa ogni volta che si interrompe il processo costituzionale in un paese, ovvero per mancanza di controllo nel settore del narcoterrorismo, o a causa del degrado ambientale; tutto ciò a dimostrazione del fatto che, senza dubbio, le minacce relative alla sicurezza ambientale costituiscono oggi un pericolo tanto grande per la pace quanto le minacce militari sino ad ieri.
I principi sanciti dalla legislazione internazionale comportano l’imposizione agli Stati della responsabilità di assicurare che le attività all’interno della propria giurisdizione o controllo, non causino danni all’ambiente degli altri Stati o ad aree al di fuori dei limiti della giurisdizione nazionale. Un chiaro esempio del carattere transnazionale dei danni ambientali si osserva nelle conseguenze, per esempio, dell’esplosione del reattore nucleare di Chernobyl, da cui, attraverso i venti ha avuto luogo la diffusione della contaminazione radioattiva sull’Europa; o delle azioni condotte dall’Iraq durante la Guerra del Golfo – incendio di pozzi petroliferi e spargimento di milioni di barili di idrocarburi nel mare – che hanno colpito numerosi paesi.
La crescente transnazionalità delle problematiche ambientali consente di supporre che nel futuro possano sorgere conflitti quale conseguenza della dissoluzione o riduzione di un territorio a seguito dell’aumento del livello dei mari – conseguenza del riscaldamento globale – che, a sua volta, genererebbe conflitti a causa della perdita di tale territorio o a causa del cambiamento delle frontiere geopolitiche esistenti. La scomparsa o la riduzione di una risorsa naturale condivisa tra più nazioni – per esempio un fiume internazionale – potrebbe sfociare in un conflitto sull’attribuzione delle responsabilità, così come anche la diminuzione di una risorsa all’interno di una nazione – a causa di desertificazione o esaurimento di terreni fertili – potrebbe causare esodi e migrazioni transfrontaliere di esseri umani. Le situazioni prospettate ci forniscono una dimensione chiara del problema ambientale inteso come minaccia alla sicurezza internazionale, quindi, anche senza tener conto dello spazio nazionale dove ha avuto origine, si trasferisce e interessa la sicurezza ambientale globale.

L’Antartide e le minacce alla sicurezza ambientale

L’Antartide è un importante teste per valutare le interazioni ambientali sia locali sia esterne. Il suo habitat, virtualmente intatto, consente di supervisionare le tendenze evolutive mondiali, osservarne comunque l’interazione con gli ecosistemi terrestri, come pure qualsiasi impatto sugli stessi. Per tale interazione l’Antartide soffre anche l’influenza dei problemi ambientali le cui origini, per la maggior parte dei casi, si rinvengono da un’altra parte, poiché la diminuzione dello strato d’ozono, o il possibile scioglimento della calotta di ghiaccio a causa del riscaldamento del pianeta, sono il risultato delle condizioni di degrado esterno, originatesi nel nord industrializzato.
Solo partendo dal contesto globale, si può interpretare l’importanza decisiva della dinamica ecologica che tiene sotto il proprio controllo l’ambiente antartico; ciò posto in Antartide si producono fenomeni con effetti eccedenti l’ambito locale, che influenzano significativamente i parametri relativi all’equilibrio ecologico mondiale, quali la circolazione oceanica ed atmosferica, la termodinamica, etc..

Il cambiamento globale

Il cambiamento globale, o cambiamento climatico globale, è una alterazione provocata dall’azione dell’uomo, concernente la composizione globale dell’atmosfera – perturbando la variabilità climatica naturale – osservata in periodi comparati di tempo.
L’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (NAS) nel documento “One Earth, One Future: Our Changing Global Environment” (3) , pubblicato nel 1990, indica gli aspetti della problematica del cambiamento globale che devono essere analizzati: il riscaldamento globale, gli effetti sull’acqua e sugli alimenti per il cambiamento del clima, l’aumento del livello dei mari e delle zone costiere, lo strato di ozono e le radiazioni ultraviolette, la scomparsa di boschi e specie animali, la acidificazione di laghi, boschi e beni culturali. Il principale obiettivo dello studio del cambiamento globale è quello di predisporre tecnologie in grado di prevedere l’evoluzione futura del sistema terrestre per le quali è necessaria una conoscenza approfondita dei processi fisici e chimici che governano il sistema terrestre.
Nella complessa e mutante meteorologia terrestre, è quasi impossibile decretare un sottile aumento globale della temperatura, usando quale unico riferimento le misurazioni metereologiche tradizionali in diversi punti della Terra. L’Antartide con l’aria più pura del pianeta, consente di realizzare indagini di chimica atmosferica a livello di superficie, o mediante globo-sonde, che cingono il continente trasportando strumenti scientifici per rilevare i fenomeni del cambiamento globale. Si ricorre anche, molto frequentemente, all’uso di satelliti e all’analisi del ghiaccio antartico, considerato che è l’indicatore più sensibile ed efficiente per stabilire l’esatta comprensione dei processi fisico-chimici che interagiscono nell’atmosfera, negli oceani e nella Terra in generale. La coltre di ghiaccio permanente è un teste sensibile della storia climatica e dell’habitat, in quanto l’aria atmosferica che rimane impigliata nelle bolle di neve, e che subito diventa gelo, dà modo di perfezionare lo studio del ghiaccio prodotto migliaia di anni fa, consentendo, a sua volta, di stabilire la composizione dell’atmosfera del passato, con particolare riguardo ai gas serra.
Il ghiaccio estratto dalla profondità della calotta polare è stato il punto di riferimento per interpretare i cambiamenti verificatisi nel passato in distinti luoghi del pianeta. Seppure i manti di ghiaccio registrano le condizioni che hanno regnato sulla Terra, in tal modo sono stati realizzati, per esempio, studi sul ghiaccio, a più di 3.700 metri di profondità, che hanno consentito di analizzare i due ultimi cicli climatici (4) .
La superficie glaciale consente di apprezzare, oltre alle variazioni climatiche, l’attività vulcanica globale, i bombardamenti di particelle cosmiche, la storia oceanografica e di registrare gli effetti della polluzione industriale e delle precipitazioni radioattive di stronzio 90, provenienti dalle sperimentazioni nucleari.
Gli studi realizzati in Antartide, hanno consentito di constatare una correlazione tra i cambiamenti di temperatura globale e il contenuto di biossido di carbonio (CO2), ossido nitroso (N2O) e metano (CH4), presenti nell’atmosfera terrestre durante i cicli climatici. Questi gas, seppure presenti naturalmente nell’atmosfera in una diluizione minore alla decima parte dell’1% del totale di gas atmosferici, hanno aumentato la loro presenza percentuale da quando è stata riscontrata l’influenza umana sul clima globale.
Alcuni dei più importanti fenomeni riconducibili al cambiamento climatico globale sono l’effetto serra, il deterioramento dello strato di ozono e la contaminazione.

L’effetto serra

Come conseguenza della propagazione di gas nell’atmosfera si stanno accrescendo i cambiamenti nella sua stessa composizione che ne favoriscono il riscaldamento.
Tale fenomeno si associa principalmente all’aumento della produzione di biossido di carbonio (CO2) – quale conseguenza dei processi di combustione per ottenere energia (5) – e all’estinzione di aree verdi che fissano il gas carbonico. Le importanti quantità accumulate nell’atmosfera influiscono nel controllo della radiazione solare; tale radiazione viene assorbita dalla massa gassosa, innalzando la temperatura media terrestre.
Quando nel febbraio 1995, un iceberg gigante, grande come il Lussemburgo (2600 km. quadrati e 77 km. di larghezza), si è staccato dalla barriera ghiacciata Larsen nella penisola antartica, gli scienziati hanno ammesso che il riscaldamento climatico stesse affliggendo seriamente l’ambiente antartico e si è cominciato a controllare l’eventuale distaccamento di barriere ghiacciate.
Gli indici portano a supporre che intorno alla metà del presente secolo la temperatura potrebbe elevarsi di due gradi (35,6° F) comportando un’incidenza compresa tra circa 0,5 e 1,2 m. nell’aumento del livello degli oceani, però, se la calotta di ghiaccio antartico cominciasse a disintegrarsi, il livello degli oceani crescerebbe di alcuni metri in più. Se si sciogliesse la massa totale del ghiaccio antartico (30 milioni di km. cubi), il livello degli oceani si eleverebbe di 70 metri.
Simili alterazioni indotte dall’uomo nell’ambiente globale producono in Antartide un effetto devastante e, senza dubbio, continuando il riscaldamento climatico potrebbe generarsi un collasso al sistema terrestre.

Il deterioramento dello strato di ozono

Negli anni recenti l’opinione pubblica mondiale è stata scossa dalle informazioni relative all’assottigliamento dello strato di ozono in tutto il pianeta e, in modo particolare, nel continente antartico. La principale caratteristica dell’ozono è infatti quella di limitare la radiazione solare attraverso l’assorbimento dei raggi ultravioletti (UV). Si origina nell’atmosfera ad un’altezza compresa tra 10 e 60 chilometri dalla crosta terrestre – area denominata stratosfera – coprendola con uno strato sottile che agisce come uno scudo naturale.
L’ossigeno che normalmente respiriamo possiede due atomi di ossigeno (O2), mentre l’ozono ne possiede tre (O3). Nella stratosfera, la radiazione solare divide le molecole di ossigeno (O2), gli atomi di ossigeno libero (O) si sommano alle altre molecole di ossigeno generando così ozono (O2) + (O) = (O3). A sua volta, si produce un fenomeno di dissociazione dell’ozono per l’incidenza delle radiazioni UV che generano nuove molecole di ossigeno. È grazie a questo meccanismo che si produce l’assorbimento di gran parte delle radiazioni. La stratosfera si converte, mediante detto processo, in una fonte di calore quando l’energia della radiazione ultravioletta si converte in energia termica.
Negli ultimi anni è stato avvertito l’assottigliamento dello strato di ozono e la scomparsa parziale di ozono nell’area antartica. L’ubicazione dell’Antartide, così come le sue speciali condizioni fisiche, la trasformano nel luogo più sensibile del mondo per la distruzione dello strato di ozono; per tale motivo si è trasformato nell’indicatore più evidente dell’evoluzione di tale deterioramento. Sebbene la scienza non sia riuscita a stabilire perfettamente i motivi per i quali avviene il deterioramento dello strato di ozono, esistono due teorie che cercano di dare una risposta al fenomeno.
Alcuni scienziati ritengono che l’esaurimento dell’ozono avviene per circostanze naturali, in conformità a variazioni attribuibili ai cicli solari.
Altri, ne attribuiscono la responsabilità all’azione dell’uomo quando vengono disperse nell’atmosfera elevate quantità di clorofluorocarburi (CFC), prodotti chimici altamente stabili, impiegati come propellenti di sostanze in aerosol e usati nei sistemi di refrigerazione.
Le molecole di CFC, quando raggiungono la stratosfera e si trovano a contatto con le radiazioni solari, liberano atomi attivi di cloro, generando un’infinità di reazioni e di processi fotochimici. Nel corso di tali reazioni un atomo di cloro può distruggere la molecola di ozono. Anche altri gas, quali l’ossido nitroso e il biossido di azoto, producono la distruzione dell’ozono e, come nel caso del cloro, funzionano anche come catalizzatori.
Sebbene attraverso trattati internazionali è stato posto un limite alla produzione di gas che incidono sullo strato di ozono, gli effetti del deterioramento permarranno a lungo. Le conseguenze visibili del danno allo strato di ozono, con il conseguente aumento dell’incidenza delle radiazioni solari, sono l’attuale aumento di diversi tipi di cancro della pelle e di affezioni oculari. La diminuzione dello strato di ozono si osserva con maggiore frequenza in aree ogni anno più estese. Probabilmente i maggiori danni si vedranno dapprima in Antartide e nell’emisfero sud; il “buco” dello strato di ozono in varie occasioni ha raggiunto il continente americano, interessando le aree meridionali di Argentina e Cile. Ad ampia scadenza, si squilibrerà il sistema climatico terrestre, le reazioni di decomposizione chimica e l’aumento di radiazione incidente arrecheranno un graduale deterioramento del manto di ghiaccio che comporterà un aumento del livello del mare.

La contaminazione

Le sostanze che provocano contaminazione – agenti contaminanti – possono essere solide, liquide, gassose o biologiche. Le loro origini possono essere rinvenute nei processi industriali, nella combustione industriale, nei veicoli con motore a scoppio, nelle acque residue urbane, industriali o agricole, nell’uso di pesticidi, nelle sperimentazioni nucleari, nella manipolazione di sostanze radioattive, nel rumore, attraverso microrganismi, etc..
Negli anni ’60, la presenza di tracce di dicloro-difenil-tricloroetano (DDT) nel tessuto dei pinguini antartici ha messo in allerta il mondo scientifico sul livello di disseminazione che aveva raggiunto il pesticida tossico. Oltre al DDT sono stati riscontrati in organismi vivi o in campioni di ghiaccio altri contaminanti quali idrocarburi e loro derivati, prodotti chimici, pesticidi, etc.. In tutti i paesi, in misura maggiore o minore, negli ultimi anni si sono verificati casi di contaminazione per effetto di fenomeni associati al cambiamento globale.

Conclusioni

La gravissima situazione ambientale analizzata mostra come l’Antartide costituisca un doppio interesse per l’umanità: l’interesse scientifico generato da tale spazio unico di ricerca e quale ambito produttore di fenomeni riconducibili alla sicurezza ambientale globale.
Molte minacce sono causate dal degrado prodotto all’ambiente dai paesi più industrializzati. Potrebbero verificarsi conseguenze a carattere mondiale, quali ecatombi e disastri naturali, modificazione globale di isotermiche, isobare e isoietiche, crescita di mari e fiumi, cambiamenti delle correnti marine, perdita di fertilità di milioni di ettari di terreno e desertificazione, carestie e migrazioni di massa.
Il cambiamento globale è una variabile importante da tenere presente nel disegno di strategia nazionale dei paesi, le gravi alterazioni che produrrà nel lungo termine porranno in pericolo la sussistenza stessa degli Stati e obbligheranno a prendere in considerazione risposte in materia di strategia politica, economica, psico-sociale e militare.
Quale minaccia critica alla sicurezza degli Stati ed alla loro integrità territoriale, la tematica esige una azione urgente dei governi al fine di mitigare le conseguenze dell’alterazione della natura.
In tale contesto, si percepisce l’assenza di mezzi adeguati a livello globale al fine di limitare o ridurre la crescita delle minacce ambientali; le poche norme sancite per mezzo di conferenze internazionali risultano inefficaci o semplicemente non vengono osservate. I paesi hanno iniziato ad adottare misure idonee per controllare le emissioni tossiche e la contaminazione di effluenti, sebbene non pare che si abbia una percezione chiara della gravità delle alterazioni climatiche e dei loro effetti.
Si verifica la mancanza di una adeguata identificazione della minaccia da parte dei decisori pubblici per cui negli ambiti della sicurezza e della difesa non si osserva la implementazione di azioni atte a limitare i rischi alla sicurezza ambientale globale.
La ricerca scientifica collabora a delimitare l’ampiezza della minaccia e dei suoi effetti sebbene corrisponda al settore della sicurezza – a livello della politica nazionale – valutare la situazione al fine di chiarire il grado di perturbazione che provoca agli interessi vitali – siano essi riferiti al territorio che alla popolazione, etc. – armonizzando le proprie azioni con quelle di altri paesi e organismi a livello internazionale.
Debbono essere promosse azioni adeguate affinché dalle politiche di sicurezza e di difesa di ciascun paese – coordinate a livello regionale e continentale – vengano indicate direttrici che consentano di perseguire il controllo del deterioramento dello spazio antartico quale grave minaccia alla sicurezza ambientale. Tenuto conto che è compito fondamentale del settore della difesa prevenire conflitti, dovranno essere realizzate previsioni sulla situazione ambientale, determinando l’ampiezza della minaccia, quando, dove e perché potrebbe presentarsi nonché con quali misure verrà affrontata.
Risulta imperativo trattare i temi di sicurezza ambientale globale nelle agende di sicurezza e di difesa a livello internazionale con l’adozione di strategie basate sulla cooperazione multidimensionale. È impossibile per gli Stati, singolarmente, prospettare soluzioni isolate per affrontare problemi globali.
I paesi con presenza antartica (6) – grazie alle informazioni che ottengono attraverso ricerche scientifiche – dovrebbero dare impulso al dibattito internazionale sulla questione ambientale antartica e sul suo effetto globale, partendo dall’ottica della sicurezza ambientale. Allo stesso modo, quale problematica del settore della difesa, è conveniente considerare preliminarmente il grado di partecipazione militare, essendo necessario specificare il ruolo da assegnare alle forze armate nell’ambito delle rispettive competenze, consistente in attività di pianificazione ovvero orientato ad operazioni di investigazione e controllo, guardia, prevenzione di minacce ambientali e operazioni nel corso di disastri o catastrofi di grande ampiezza.
Il fenomeno del cambiamento globale obbliga anche a cambiare mentalità circa la concezione del conflitto a partire dai livelli più elevati di conduzione e decisione degli Stati – posto che si riconosca in via preliminare che si tratta di una grave minaccia alla sicurezza – per cercare di affrontarla subito in un contesto globale.
La sfida che ci impone la minaccia globale consiste nel sopravvivere uniti ovvero uniti scomparire. L’intelligence strategica del secolo XXI incontra, dunque, nella problematica ambientale, nella sua accezione più ampia, una nuova sfida da affrontare.


(*) Traduzione a cura della Redazione dell’articolo originale El Ambiente Antártico y las Amenazas a la Seguridad Ambiental Global, Revista de la Escuela Nacional de Inteligencia, n. 1/2003.
Avvocato. Consigliere giuridico dell’Auditoria General delle FF.AA., Ministero della Difesa della Repubblica argentina. Direttore della "Cattedra di Studi della Difesa e della Sicurezza" presso l’Università del Salvador di Buenos Aires. Postgraduato del Defense Planning and Resource Management (CHDS-NDU) e del corso CEPIEN (ENI).
(1) Revista Militar (Argentina), n. 741, Ott./Dic. 1997, pag. 2.
(2) Foster Gregory e Wise Louise, Sustainable Security. Transnational Environmental Threats and Foreign Policy, in "Harvard International Review", 1999, vol. XXI, n. 4.
(3) Silver Cheryl e De Fries Ruth, One Earth, One Future: Our Changing Global Environment, National Academy of Sciences, 1992.
(4) Skvarka Pedro, Glaciología, Direzione Nazionale dell’Antartide – Istituto Antartico Argentino, 1995.
(5) Gomez Fabian, Consideraciones sobre el cambio global, Università del Salvador, Ecosignos virtual, anno 3, n. 3, 1998.
(6) Hanno presenza antartica attraverso Basi o Stazioni: Germania, Argentina, Australia, Belgio, Bulgaria, Brasile, Cile, Cina, Corea, Ecuador, Spagna, Stati Uniti, Finlandia, Francia, Gran Bretagna, India, Italia, Giappone, Uruguay, Norvegia, Nuova Zelanda, Russia, Sudafrica, Svezia, Perù, Polonia e l’organizzazione non governativa Greenpeace.

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